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Sommario: 1. La “cenerentola” delle matrici ambientali. – 2. Qualche dato essenziale sul suolo. – 3. Caratteristiche, composizione, funzioni e “servizi ecosistemici” del suolo. – 4. Le otto minacce al suolo. – 5. Le funzioni ecosistemiche del suolo tra diritto internazionale e diritto europeo. – 6. La prospettiva “riduttiva” della tutela del suolo nel diritto nazionale. – 7. Il ruolo della gestione dei rifiuti organici per la tutela del suolo. – 8. I materiali compostabili come strumento per la tutela del suolo. – 9. Conclusioni.
“Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio”: Laudato si’, Papa Francesco, par. 84
La “cenerentola” delle matrici ambientali
Assai opportunamente il Report delle Nazioni Unite Our Common Future del 1987, conosciuto come il rapporto Brundtland dal nome di chi lo ha esteso, proponeva, nel suo incipit, di guardare al nostro Pianeta in una prospettiva diversa da quella usuale. Si tratta del punto di vista di chi guarda ad esso dall’esterno, da fuori, dall’alto: “from space, we see a small and fragile ball dominated not by human activity and edifice but by a pattern of clouds, oceans, greenery and soils”. Nonostante il nostro Pianeta sia costituito per ben due terzi da Oceani e solo per circa un terzo da Suoli1, questi ultimi sono così rilevanti che sin dall’antichità ci si è riferiti al nostro Pianeta come alla “Terra”: sono assai note le parole del Cantico dei Cantici di San Francesco che hanno dato il nome all’enciclica del 2015 “Laudato si’, mi’ signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”2. Sebbene il Suolo (lo si scrive volutamente con l’iniziale in maiuscolo) venga citato come prima matrice ambientale nella stessa enciclica3, nel dibattito pubblico esso viene assai spesso4 , se non ignorato, almeno oscurato dalla considerazione di altre matrici, anch’esse ovviamente essenziali (l’ambiente marino o le altre matrici dell’aria, dell’atmosfera, degli habitat, della flora e della fauna), anche se negli ultimi anni, fortunatamente, si riscontra un timido accenno ad un’inversione di tendenza5. Non è questa la sede per indagare su quali possano essere le radici di tale frequente sotto-valutazione del Suolo – forse perché è in basso, forse perché lo calpestiamo (la stessa etimologia latina di solum porta a considerarlo in primis come una sorta di basamento, di pavimento), forse perché lo consideriamo sporco (gli inglesi lo chiamano anche dirt), forse perché a differenza dell’aria e dell’acqua, il suolo è storicamente una risorsa di proprietà privata6, forse perché si trova in una zona di confluenza tra discipline diverse7 o tra competenze diverse8 –, il fatto è che, in ogni caso, tranne poche eccezioni9, non ci si sofferma su di esso con la dovuta attenzione o, quando lo si fa, lo si considera in una prospettiva che, come vedremo, appare riduttiva perché non ne evidenzia pienamente il suo fondamentale ruolo di infrastruttura ambientale10