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Abstract

Lo sviluppo del mercato dell’intelligenza artificiale (IA) costituisce una delle trasformazioni più significative dell’economia contemporanea. L’integrazione sempre più pervasiva tra questo strumento e la dimensione quotidiana ha evidenziato la necessità in seno all’Unione europea (UE) di sviluppare un apparato normativo che sia in grado di tutelare i diritti individuali fondamentali senza rallentare il progresso tecnologico. In questo contesto, la soft law è emersa come strumento privilegiato per regolare un settore in costante evoluzione, caratterizzato da un elevato grado di tecnicità. Nel contesto dell’UE l’espressione soft law rinvia ad una serie di strumenti disomogenei che, pur privi di effetti vincolanti, risultano comunque, in vario modo, giuridicamente rilevanti. Il successo della soft law in materia di IA deve ricondursi ai suoi tratti di flessibilità e adattabilità ai continui sviluppi del settore, la cui dinamicità rischia di condurre i tradizionali strumenti di hard law ad una rapida obsolescenza. Nel solco di tali rilievi si colloca l’AI Act, atto di hard law con il quale, tuttavia, le istituzioni europee non hanno inteso rinunciare del tutto all’impiego di strumenti di normazione soft, come suggerito dal rinvio operato ai codici di comportamento dei privati del settore ad integrazione della disciplina sovranazionale. Il contributo propone una ricostruzione della soft law dell’UE in materia di IA, valorizzandone la natura di pre-law, quale premessa per comprenderne il ruolo alla luce dell’entrata in vigore dell’AI Act. In particolare, si prospetta un mutamento nel rapporto tra hard law e soft law nel campo dell’IA nell’ottica della compartecipazione di entrambe le fonti alla sua disciplina, secondo un assetto di co-regulation pubblico-privato. Nel sostenere tale tesi, l’analisi si focalizza sugli articoli 50, 56 e 95 dell’AI Act, dedicati proprio alla disciplina dei codici di comportamento, nonché sulle altre disposizioni rilevanti, proponendo, in conclusione, delle più ampie riflessioni circa la potenziale efficacia dell’assetto di co-regulation delineato dal Legislatore sovranazionale in materia di IA.

Artificial intelligence and soft law The role of codes of conduct in the Artificial intelligence act The development of the artificial intelligence (AI) market constitutes one of the most significant transformations in the contemporary economy.

The increasingly pervasive integration between this tool and the everyday dimension has highlighted the need within the European Union (EU) to develop a regulatory apparatus that can protect fundamental individual rights without jeopardize the technological development. In this context, soft law has emerged as the preferred instrument for regulating a constantly evolving f ield characterized by a high degree of technicality. In the context of the EU, the expression soft law refers to a series of disparate instruments that, while lacking binding effects, are nonetheless, in various ways, legally relevant. The success of soft law in the field of AI must be traced back to its traits of flexibility and adaptability to the continuous developments in the field, the dynamism of which risks leading traditional hard law instruments to rapid obsolescence. In this context, the AI Act represents a hard law act with which, however, the European institutions did not intend to completely renounce to soft law instruments, as it is suggested by the reference made to the codes of conduct of private AI operators as a supplement to the EU discipline. The contribution proposes a reconstruction of EU soft law in the field of AI, emphasising its pre-law nature, as a premise for understanding its role following the entry into force of the AI Act. In particular, a change in the relationship between hard law and soft law in the field of artificial intelligence is envisaged: a co-participation of both sources in its regulation, according to a public-private co-regulation arrangement. In supporting this thesis, the analysis focuses on articles 50, 56 and 95 of the proposed Regulation, dedicated precisely to the regulation of codes of conduct, as well as on the other relevant provisions, proposing in the conclusions broader reflections about the potential effectiveness of the co-regulation set-up outlined by the EU Legislator in the field of AI.