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Sommario: 1. La crisi del regionalismo italiano. – 2. Il disegno di legge approvato dal Senato. – 3. Ruolo del Parlamento e rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio. – 4. Le materie oggetto dei LEP. – 5. La determinazione dei LEP. – 6. Sul trasferimento delle materie. – 7. Principi per l’attribuzione delle risorse. – 8. La mancata perequazione

1. La crisi del regionalismo italiano

In questo intervento introduttivo è opportuno indicare alcuni profili generali più significativi del regionalismo differenziato1, lasciando alle specifiche relazioni successive gli approfondimenti necessari. La questione del regionalismo differenziato va letta nel più ampio quadro del ruolo istituzionale delle Regioni, la cui originaria identità costituzionale di ente di legislazione si è ben presto modificata, assumendo la forma di un soggetto amministrativo, sovrapposto alle funzioni degli enti locali2. La distorsione del regionalismo italiano è confermata dalla dottrina che più ampiamente si è occupata del tema. Si è parlato di Regioni senza regionalismo “G. Pastori, Le regioni senza regionalismo, in Il Mulino, 2, 1980”, di un regionalismo senza modello3 e si è criticamente osservato che l’autonomia regionale sia stata utilizzata in maniera congiunturale4 secondo gli interessi del sistema politico5. In questo contesto si inserisce la questione del regionalismo differenziato, che, come è noto, prende avvio dalla riforma della Costituzione del 2001. Tale riforma prende atto di una realtà del territorio nazionale molto differenziata, non solo tra Nord e Sud del Paese, ma anche tra città ed aree interne, tra aree costiere e montane, tra territori con diverse tradizioni ed origini storiche e sociali, pur nella garanzia dell’unità dell’ordinamento nazionale.