Scarica PDF

Abstract

Nel novero dei principi che regolano le relazioni giuridiche si è soliti sussumere, altresì, il vincolo della chiarezza, in virtù del quale la parte deve poter comprendere, agevolmente, l’altrui volontà così da poterne calcolare e misurare gli effetti. La chiarezza non esprime una qualità intrinseca dell’atto bensì riflette l’assenza dell’equivoco, quindi, del conflitto, cosicché gli effetti dell’atto stesso coincidano con ciò che il destinatario ragionevolmente intende. E ciò deve avvenire nel segno del buon andamento e della buona fede, che impongono all’amministrazione, altresì, di operare in modo chiaro e lineare, onde fornire ai cittadini regole di condotta certe e sicure, soprattutto se da esse possano derivare conseguenze lesive.
Un paradigma, questo, che ormai permea la funzione tutta, esso trovando infatti sintesi nell’ordinamento, per il quale i rapporti tra il cittadino e la pubblica amministrazione sono improntati ai princìpi della collaborazione e della buona fede. La perplessità decisionale, pertanto, rende oscuro il contenuto del provvedimento, il quale, così, risulta inidoneo a palesare ovvero a rendere intellegibile il tipo di potere che l’amministrazione ha scelto di espletare. Tutto questo non solo acuisce la crisi del principio di legalità, quanto confligge con i noti vincoli dell’imparzialità e del buon andamento dell’amministrazione, minando, altresì, la certezza del diritto, il cui significato non può non includere, oltre alla stabilità, all’efficacia ed all’osservanza delle regole, altresì, l’accessibilità del cittadino alle prescrizioni del potere, l’effettiva comprensione delle scelte amministrative e, quindi, l’univocità delle decisioni.

Decision-making perplexity and intelligibility of power

In the list of principles governing legal relations, it is customary to subsume, also, the constraint of clarity, by virtue of which the party must be able to understand, easily, the will of others so as to be able to calculate and measure its effects. Clarty does not express an intrinsic quality of the act but reflects the absence of the misunderstanding, therefore, of the conflict, so that the effects of the act itself coincide with what the addressee reasonably intends. And this must be done in the name of good performance and good faith, which also require the administration to operate in a clear and linear way, in order to provide citizens with certain and safe rules of conduct, especially if they may have harmful consequences. This is a paradigm that now permeates the entire function, finding in fact synthesis in the system, for which the relations between the citizen and the public administration are marked by the principles of collaboration and good faith. The decision-making perplexity, therefore, obscures the content of the measure, which, thus, is unsuitable to reveal or to make intelligible the type of power that the administration has chosen to carry out. All this not only exacerbates the crisis of the principle of legality, but also conflicts with the well-known constraints of impartiality and good performance of the administration, also undermining the certainty of the law, the meaning of which cannot fail to include, in addition to stability, effectiveness and observance of the rules, also the accessibility of the citizen to the prescriptions of power, the effective understanding of administrative choices and, hence, the unambiguity
of decisions.