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Abstract
Il presente articolo si propone di analizzare i riflessi che l’introduzione della figura del ricorrente ad hoc potrebbe produrre nell’ordinamento, muovendo da alcune recenti sentenze del Consiglio di Stato sulla legittimazione dei portatori di interessi diffusi. In particolare, la tesi della superfluità del requisito della stabilità temporale, già prospettata da alcuni autori, sembra mettere in discussione i criteri di matrice giurisprudenziale, oggi consolidati, utilizzati per consentire l’accesso al giudice amministrativo ai portatori dei suddetti interessi che non incontrino i requisiti richiesti per accedere alla legittimazione legale. Si analizzano, pertanto, le ragioni che hanno condotto il legislatore e la giurisprudenza prevalente a negare la figura del ricorrente ad hoc e le tesi favorevoli, invece, alla sua introduzione, che costituiscono anche un’occasione di riflessione sulla discrezionalità del giudice amministrativo nel tracciare i confini della legittimazione ad agire.
Reflections on the figure of the “ad hoc” plaintiff for the environmental protection in the administrative judicial review
The article aims to examine the consequences that the introduction of an ‘ad hoc’ claimant could produce in the legal system, starting from some recent decisions of the Council of State concerning the standing of environmental associations. In these rulings, the supreme administrative court holds the superfluity of the ‘temporal stability’ requirement of the plaintiff, thus questioning the existing criteria to grant standing to those NGOs that do not meet statutory requirements. The article then analyses the reasons why the current legal system does not envisage ad hoc claimants and the opinions in favour of its introduction, which also provides the occasion to reflect on the issue of the discretion accorded to administrative courts in granting access to justice.