Abstract
La disciplina della deducibilità del difetto di giurisdizione nel giudizio amministrativo di appello è stata fortemente incisa dal diritto giurisprudenziale. Nonostante l’art. 37 del Codice di procedura civile affermi chiaramente la rilevabilità del difetto di giurisdizione in ogni stato e grado, l’opera creatrice della giurisprudenza di legittimità, a partire dalle pronunce delle sezioni unite del 2008, ha ritenuto, a tutela della ragionevole durata del processo, di ridimensionare il campo di applicazione della norma prevedendo che la questione di giurisdizione
possa essere rilevata d’ufficio sino al primo grado ovvero dedotta in appello mediante un motivo avverso il capo che ha statuito in modo implicito o esplicito sulla stessa giurisdizione. Tali pronunce hanno ispirato il legislatore in altra sede: l’art. 9 del Codice del processo amministrativo, infatti, è l’espressione dei principi coniati dalla giurisprudenza della Suprema Corte.
Se nel giudizio di secondo grado il difetto di giurisdizione può essere dedotto solo attraverso uno specifico motivo di appello, incerta è la sorte del gravame proposto da colui che ha adìto la giurisdizione e che è rimasto soccombente nel merito dinanzi al TAR.
Il presente lavoro prende spunto dalla recentissima ordinanza di rimessione all’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato (n. 2013/2021), che affronta proprio il tema da ultimo richiamato. Dopo aver ricostruito le basi teoriche della questione, l’analisi è svolta alla luce degli interventi della giurisprudenza amministrativa e di legittimità, con l’obiettivo di individuare una corretta sintesi tra le norme e i principi costituzionali sottesi alla materia.
About the appeal on jurisdiction to the Consiglio di Stato by the subject who has referred to the judge, between Constitution, Administrative Process Code and judicial decisions: a systematic framework
The discipline of the deductibility of jurisdictional defect in the administrative judgment of appeal has been strongly influenced by the case-law. Despite the article 37 of the Code of Civil Procedure clearly states that the jurisdictional defect can be detected at every stage and level of proceeding, the creative case-law of the Supreme Court, starting from the rulings of 2008, considered – in order to protect the reasonable duration of the trial – to scale back that rule, providing that jurisdictional defect may be raised ex officio up to the first instance of judgement or deduced by way of a ground of appeal against the part of the decision that has ruled implicitly or explicitly on the jurisdiction. These rulings inspired the legislator elsewhere: the article 9 of the Administrative Process Code, indeed, is the expression of the principles coined by the jurisprudence of the Supreme Court.
If in the second instance the jurisdictional defect can be deduced only through a specific ground for appeal, the fate is uncertain of the appeal proposed by the one who has brought the case before the TAR but the question has been rejected.
This work takes its cue from the very recent referring order to the Plenary Session of the Council of State (n. 2013/2021), which precisely deals with the topic last pointed. After having reconstructed the theoretical basis of the question, the analysis is carried out in the light of the interventions of administrative and Supreme Court case-law, with the aim of identifying a correct synthesis between the law and constitutional principles underlying the subject.